Metodo di respirazione buteyko
riporto alcuni passi del libro
1.1 L’inconsapevolezza del proprio respiro
In linea generale è improbabile, se non del tutto impossibile, che libri di
consigli per la salute non insistano sull’importanza di quello che si mangia.
In effetti, ciò è giustissimo; dopotutto, noi “siamo quello che mangiamo”.
Quello che si mangia tutti i giorni ha un’importanza fondamentale
per la salute. In questi libri si parla però raramente di un fattore che, come
abbiamo visto nella I parte, ha un’importanza molto maggiore per la salute,
e cioè del modo di respirare: respiriamo da 15.000 a 50.000 volte al giorno
e non possiamo sopravvivere più di qualche minuto senza respirare; un
interessante paragone rispetto al cibo, senza il quale l’organismo sopravvive
tranquillamente per molti giorni. Abbiamo anche visto i motivi per
cui in genere, se si chiede al proprio medico quale sia il modo migliore di
respirare, ci si sente di solito rispondere in una di queste due maniere:
1. “l’organismo sa come regolare il ritmo respiratorio, automaticamente,
in modo ottimale e non dobbiamo quindi interferire e provare
a cambiarlo”.
2. “Dobbiamo respirare riempiendo bene i polmoni ed introducendovi
la maggiore possibile quantità di ossigeno”.
La prima risposta è quella data in genere dai medici della medicina
ufficiale, mentre la seconda è quella data da naturopati, medici “alternativi”
e “maestri” di yoga improvvisati.
Il respiro è, invece, un fattore essenziale della salute psico-fisica
al quale, sia a titolo preventivo che curativo, bisognerebbe dedicare
un’attenzione molto maggiore.
Tutti sanno ormai che per nutrirsi bene non basta riempire lo stomaco
con la maggior quantità possibile di cibo (lo stomaco ha una capacità
di 2 o 3 l), anche se di ottima qualità; occorre invece che gli elementi
nutritivi del cibo, mangiato in quantità giusta, passino nel sangue
e da questo nei vari tessuti dell’organismo. Lo stesso principio
vale anche per la quantità di aria che si respira. Il primo passo consiste
nel rendersi conto avendo compreso la teoria esposta nella I parte
–, che l’organismo non ha bisogno di “polmoni pieni d’aria” per
funzionare in modo ottimale, e che se i polmoni hanno una determinata
capienza, ciò non significa ovviamente che essi vadano interamente
riempiti d’aria ogni volta che si respira.
Abbiamo visto quanto sia illogico ed infondato il pensare che basti
riempire maggiormente d’aria i polmoni per far passare più ossigeno
nel sangue e come convenga piuttosto cercare di far aumentare la percentuale
di O2 che passa dai polmoni al sangue, anziché essere di nuovo
espirata. Le scoperte riguardanti le conseguenze sull’organismo del
modo di respirare, ed il ruolo della CO2 per l’ossigenazione, effettuate
già nel 1960 da K.P. Buteyko costituiscono di gran lunga quanto di più
logico e scientificamente fondato sia mai stato scritto sul modo di respirare.
Vediamo quindi, in questa seconda parte, come passare all’applicazione
pratica di quanto letto.
1.2 L’esperienza di un medico qualunque…
C’è chi sostiene che le persone che si rivolgono a terapeuti “alternativi”
siano più suscettibili all’effetto placebo, (e non si può assolutamente
escludere che ciò non sia vero), ma una delle prime cose che mi
sento dire dalla maggior parte dei miei pazienti è: «Ne ho provate tante,
ma non ha funzionato niente».
Nella mia esperienza professionale con il metodo Buteyko, negli ultimi
sei anni ho trattato centinaia di pazienti. I risultati terapeutici che
ho riscontrato non possono, statisticamente parlando, essere tutti attribuibili
all’effetto placebo:
■ il 10% ha voluto apprendere il metodo per prevenire/migliorare le
proprie facoltà agonistiche;
■ il 30% era affetto da una lieve forma d’asma, oppure da asma "allergica"
ed usava broncodilatatori sporadicamente;
■ il 25% era affetto da una forma più grave di asma e faceva uso di
broncodilatatori e/o cortisonici quotidianamente;
■ il 10% era affetto da sindrome della stanchezza cronica;
■ il 18% soffriva di disturbi d’ansia;
■ il 4% era affetto da una broncopatia polmonare ostruttiva/asma in
fase avanzata;
■ il 2% da sindrome della stanchezza cronica;
■ l’1% da altro (diabete, cefalea, depressione disturbi ormonali, obesità,
fibromialgia).
(Tra i pazienti da me trattati non ci sono casi di cancro).
Risultati: nel 75% dei casi, vi è stata una riduzione od una eliminazione
dei farmaci in precedenza assunti:
■ nelle forme lievi di asma, vi è stata la sospensione del broncodilatatore;
■ nei pazienti affetti da asma di media intensità vi è stata una riduzione
equivalente o superiore al 50% nel dosaggio dei medicinali
assunti.
1.3 Il metodo Buteyko e i sistemi sanitari pubblici
Avendo compreso le spiegazioni teorico-scientifiche sul metodo
Buteyko, è difficile non porre la seguente domanda: «Se il metodo Buteyko
è così efficace nel trattamento dell’asma, com’è possibile che i sistemi
sanitari nazionali non ne siano a conoscenza e non lo mettano
gratuitamente a disposizione dei pazienti?». Nell’URSS, il metodo Buteyko
era un trattamento riconosciuto dal sistema sanitario nazionale
nella cura dell’asma già dal 1980. “Purtroppo”, il rapporto costo-bene-
fici nel trattamento dell’asma con il metodo Buteyko è indiscutibile: un
rapporto dell’azienda britannica Dr. Foster Intelligence ha dimostrato
che il governo inglese spende 900 milioni di sterline all’anno per le terapie
farmacologiche contro l’asma.
1.4 Preservare l’anidride carbonica (CO2)
Abbiamo visto nella I parte quanto questo gas sia prezioso per la salute
e come sia facile perderne una quantità eccessiva: si tratta tra l’altro di
un gas ad alto tasso di diffusione (molto superiore a quello dell’O2) e quindi
bastano pochi minuti di respirazione eccessiva per perderne grandi
quantità, mentre ci vuole poi tempo per riaccumulare le quantità perse.
A tale proposito, un’analogia che illustra nella pratica questo concetto
di preziosità è quella di immaginarsi la propria mano colma di
piccolissime perline preziose provenienti da mari misteriosi e lontani;
se si fa un minimo gesto brusco con la mano, queste perline si disperderanno
per tutta la stanza, e tutto ciò in un attimo di secondo. Per raccogliere
poi tutte queste perline che rotolano sul pavimento, compito
laborioso e faticoso, sarebbe poi necessaria più di mezz’ora! Allo stesso
modo, CO2 si disperde molto rapidamente e facilmente ma per riconcentrarla
nell’organismo nelle misure giuste ci vuole tempo.
Come fare per evitare la dispersione e il successivo laborioso compito
di riaccumulo, affinché vi sia un giusto rapporto tra la presenza di ossigeno
e quella di anidride carbonica? Occorre per questo evitare appunto
la “malattia dell’eccesso di respirazione”, l’iperventilazione magari leggera
ma cronica, di cui ho esposto l’importanza nella prima parte.
L’opinione pubblica, come sappiamo, considera CO2 come un “gas
di scarto”, per cui l’equivoco inizia dalla definizione… definizione che
non illustra e non rende la vera importanza dell’anidride carbonica.
Dopotutto, centinaia di anni fa, anche nella fitoterapia le parti attive
della pianta, che le conferiscono l’effetto farmacologico, erano definite,
“sostanze di scarto”; ed è ormai risaputo che molte piante hanno
dei veri e propri effetti farmacologici.
I test pratici
2.3 Il test più importante: la pausa-controllo (PC). Cos’è?
Mentre il test dell’iperventilazione forzata ha un’importanza relativa,
gran parte della pratica degli esercizi respiratori del metodo Buteyko
è basata sulla misura diagnostica detta, in “gergo buteykiano”,
pausa-controllo, in genere abbreviata in PC (da non confondere con
l’abbreviazione di personal computer, forse più conosciuta!) e in CP,
da control pause, nei vari testi in lingua inglese.
Cosa misura questo test? Secondo voi, dopo aver letto tutti i capitoli
precedenti, quale potrebbe essere la misurazione più importanteda effettuare per valutare la situazione in cui in un dato momento si
trova l’organismo di una persona? Se avete risposto che bisogna misurare
la quantità di anidride carbonica (CO2) nell’organismo, e quindi
la soglia di tolleranza alla CO2, dalla quale questa quantità dipende,
allora complimenti: la risposta è giusta!
Ma come fare a misurare la quantità di CO2 presente nell’organismo?
Qualcuno forse saprà che si deve procedere, da parte del medico,
ad un prelievo di sangue. Altri forse avranno visto dei complicati e
costosi macchinari (i capnografi) che misurano la CO2 nell’aria espirata.
Molti invece non avranno alcuna idea in proposito, poiché si tratta
di una misurazione che viene effettuata solo raramente in medicina
d’emergenza ed anestesia ed in certe malattie polmonari.
Uno dei grandi meriti di Buteyko è quello di aver escogitato, a seguito
delle sue interminabili osservazioni sui malati e su se stesso,
una procedura, un test di semplicissima attuazione, che può essere
eseguita da chiunque, in ogni momento e senza necessità di alcun
apparecchio e attrezzatura, con la quale è possibile misurare la
quantità di CO2 presente nell’organismo in un dato momento. Secondo
alcuni scienziati russi la PC è il parametro singolo più importante
per valutare le condizioni di salute, che riflette in modo accurato
ed è più indicativa di molte altre misurazioni.
È comunque azzardato, e non lo consiglio, fidarsi solo della misurazione
della PC senza fare gli altri, consueti, test medici ma è indubbio
che il valore diagnostico della PC sia della massima importanza.
Questo test è la prima procedura che viene insegnata nei corsi di respirazione
Buteyko, poiché è essenziale per stabilire il programma di
esercizi, sulla base di una preventiva valutazione delle condizioni di
partenza in cui ci si trova.
Come si esegue? In termini semplici: si tratta di misurare per quanto
tempo, dopo una espirazione normale, si può stare, senza sforzo,
senza respirare.
Poiché abbiamo visto che l’impulso che ci fa percepire il bisogno
d’inspirare viene dalla nostra “soglia di tolleranza alla CO2” è in effetti
logico che, per vedere se questa soglia di tolleranza sia bassa, e
quindi se scatti già quando la quantità di CO2 è ancora bassa, si debba
misurare quanto tempo trascorre prima che in qualcuno scatti l’impulso
a “dover” inspirare di nuovo. Quanto è lungo questo tempo, e
quindi qual è la durata della pausa controllo (PC) in una persona sana?
E in una persona ammalata? Prima di dirvelo vorrei spiegarvi come
si esegue la PC, in modo che prima proviate ad eseguirla e solo
dopo possiate controllare il significato della durata, che avrete misurato,
della vostra PC.
Entrando più nei dettagli della PC
La PC è essenziale per il metodo Buteyko, in quanto è un modo efficiente,
rapido e pratico per:
■ misurarsi da soli il livello di CO2 nei polmoni/nell’organismo;
■ misurare la propria tolleranza alla CO2 (e cioè se sia regolato sul
“valore giusto”, (del 6,5% circa) l’interruttore automatico che fa
scattare il bisogno di inspirare, il “capnostato” che, come può accadere
ad esempio ad un termostato difettoso, scatta quando non
dovrebbe.
Per cui, dal punto di vista pratico, la misurazione della PC consente di:
■ monitorare il progresso degli esercizi;
■ controllare in ognuno se e quanto si stia iperventilando;
■ fungere da “campanello d’allarme”, avvertendo quando la durata
della PC è bassa, che si è a rischio di un attacco d’asma se si soffre
d’asma; nel soggetto non-asmatico può indicare invece che l’organismo
ha subito uno stress (ad esempio stress psicologico, infezione
virale/batterica, ingestione di un alimento al quale l’individuo è
intollerante ecc.);
■ individuare, in base alla sua durata, gli esercizi ottimali per il soggetto
(ovvero, “quelli da fare” e “quelli da non fare”) e strutturare
uno schema di esercizi personalizzato.
2.4 Misurazione della PC
La PC va misurata, a scopo diagnostico generale, di preferenza di
prima mattina, ancora prima di alzarsi dal letto, appena ci si sveglia
(se la si misura in altre ore della giornata è difficile fare dei confronti e
giudicare il progresso/peggioramento da un giorno all’altro, dato che
la PC è diversa nelle varie ore della giornata e cambia molto anche a
seguito delle varie attività svolte, cibi mangiati ecc.).
E questa è la procedura:
1. Sedersi sul bordo del letto, con le gambe non incrociate, i piedi a contatto
con il pavimento, rilassati, con la schiena diritta (vedi “Postura”).
2. Respirare “normalmente” (e cioè come respirate di consueto e vi
viene spontaneo respirare, anche se la vostra respirazione non è necessariamente
normale/ottimale) per 5-10 secondi prima della misurazione;
molte persone, spesso anche a livello non conscio, hanno
la tendenza a respirare più lentamente e/o profondamente prima
della misurazione.
Consiglio: nei secondi di respirazione normale che precedono la misurazione,
liberare la mente dai pensieri oppure pensare a cose piacevoli.
3. Dopo una normale esalazione – che non deve assolutamente essere
prolungata più del consueto, si tratta dell’”errore” più comune nella
misurazione della PC – tapparsi il naso con le dita di una mano e
guardare contemporaneamente dove si trovi la lancetta dei secondi di
un orologio, oppure ancora meglio, far partire un cronometro (la tecnologia
moderna prevede che al giorno d’oggi, quasi tutti i cellulari
ne siano dotati). Cercare poi di distrarre l’attenzione dalla misurazione
della PC e pensare ad altro, senza stare ad osservare il passare dei
secondi. Spesso e volentieri infatti, a livello non conscio, si può manifestare
il desiderio di arrivare ad una durata della PC più lunga/la
preoccupazione di averla bassa/un senso di sfida.
4. Rimanendo con il naso tappato, ad un certo punto si avvertirà la
netta sensazione iniziale di dovere riprendere a respirare.
Come si può definire oppure visualizzare questa sensazione?
Come:
■ un appetito d’aria;
■ una percezione di passi che si avvicinano ad una porta chiusa;
■ un immaginarsi di percepire, mentre si è accanto ad un binario alla
stazione in attesa di un treno, l’apparire di un treno che si avvicina
da lontano.
5. Sempre con il naso tappato, permettere che questa sensazione iniziale
aumenti lievemente e di poco.
Per cui:
■ aumenta leggermente l’appetito d’aria;
■ il treno si avvicina a noi;
■ i passi si avvicinano alla porta, vi è un TOC-TOC mentale che ci dice
insistentemente: “devi riprendere a respirare”.
È questo il momento in cui si misura la durata della PC; si toglie la
mano dal naso, e contemporaneamente si guarda dove si trova la lancetta
dei secondi dell’orologio o si ferma il cronometro.
Attenzione: la valutazione esatta del momento in cui si deve prendere
atto che la durata della PC è terminata e bisogna misurarla e riprendere
a respirare è la parte meno facile della procedura. Vanno osservate
le seguenti indicazioni: il leggero prolungamento della prima
sensazione iniziale di voler inspirare di nuovo e la breve resistenza all’impulso,
che si è iniziato a percepire, di dover inspirare di nuovo, non
dovrebbero essere prolungati fino ad arrivare allo sforzo vero e proprio;
questo per due motivi:
a. non si otterrebbe il valore reale della PC;
b. vi sarebbe il rischio di iperventilare dopo questa misurazione di
una PC forzata.
Per cui:
■ l’appetito non deve trasformarsi in una fame d’aria;
■ il treno non deve sfrecciare rumorosamente davanti al naso della
persona che sta accanto al binario; la PC termina e va misurata prima
che il treno si avvicini troppo;
■ la porta chiusa non si deve aprire bruscamente; i passi ormai vicinissimi
preannunciano che si avvertirà il toc-toc.
La percezione "corretta" dell’appetito d’aria / il toc-toc /
il treno di ogni individuo La percezione dell’istante in cui la PC è terminata e ne va misurata
la durata è una sensazione individuale e potenzialmente variabile da
soggetto a soggetto. Non è sempre facile capire quando la PROPRIA
PC sia terminata e ne vada misurata la durata raggiunta, ed all’inizio
vi possono essere dubbi sulla percezione di questa sensazione; l’unica
cosa da fare è provare e sperimentare più volte, facendo passare un
po’ di tempo tra ogni misurazione, e non effettuando misurazioni
subito dopo i pasti.
Paradossalmente, le persone con una PC relativamente bassa hanno
quasi sempre meno difficoltà nella misurazione, poiché non sono in grado
di prolungare la prima sensazione di dovere riprendere a respirare
nemmeno per un istante senza essere vittime di una vera e propria fame
d’aria. Le persone con una PC medio-alta invece, generalmente si devono
impegnare di più per capire quando sia giunto il momento di misurarne
la durata. Un criterio che può aiutare è il seguente: al termina della
PC si deve essere in grado di riprendere a respirare nello stesso modo
in cui si stava respirando prima di iniziare a misurarla. Se invece si è costretti
respirare, anche per pochi respiri, in modo più rapido ed affannato,
ciò vuol dire che si è aspettato/ci si è sforzati troppo, lasciando che
“l’appetito” si trasformasse in “fame”.
Un altro criterio per valutare se si sia riusciti a misurare correttamente
la PC è il seguente:
La percezione diaframmatica della PC Marina Buteyko, medico e figlia di Buteyko, ha riferito di recente che il
momento in cui si dovrebbe misurare la PC è quello in cui si percepisce una
lieve contrazione del diaframma, per cui la percezione dell’appetito d’aria/
il toc-toc/il treno che è arrivato, dovrebbero corrispondere alla percezione
di una lieve contrazione muscolare addominale. Il diaframma, cioè, si
muove da solo perché vorrebbe riprendere a respirare e non si dovrebbe intervenire
con la volontà per trattenerlo; bisogna lasciarlo fare, riprendere a
respirare e misurare quanto sia durata la PC, che è giunta al termine.
In effetti, ho notato che certe persone riferiscono questa sensazione
di loro spontanea volontà. Ritengo però possibile che non tutti avvertano
questa lieve contrazione muscolare, particolarmente se si è tesi (e
quindi i muscoli sono già contratti tutto il tempo), oppure se, anziché
alla sana respirazione diaframmatica, si tende alla respirazione con la
parte superiore dei polmoni. È comunque utile essere a conoscenza di
questa ulteriore modalità di misurazione della PC.
2.5 Errori frequenti nella misurazione della PC
I seguenti sono gli errori che constato più di frequente:
■ Si misura la durata della PC alla primissima sensazione di dovere
respirare, e cioè quando si percepisce un minimo “appetito d’aria
precoce”. Le persone con una PC bassa possono essere particolarmente
predisposte a commettere questo errore.
■ Si prolunga eccessivamente l’appetito d’aria arrivando a percepire,
più che un appetito, una vera e propria “fame d’aria”. Sono spesso
le persone con una PC alta ad essere predisposte a questo errore.
■ Si misura la PC (nel contesto della sequenza degli esercizi) subito
dopo la respirazione ridotta. In realtà bisognerebbe aspettare come
minimo 4-5 minuti prima di ripetere la misurazione della PC. Confesso
che durante le sedute d’esercizi non dico ai pazienti di aspettare
così tanto: durante questo tempo bisognerebbe rimanere seduti,
avendo ripreso a respirare normalmente e ciò allungherebbe la
durata di un esercizio già impegnativo. Generalmente consiglio di
aspettare come minimo 1 minuto. Converrebbe tuttavia aspettare 3-
5 minuti durante il primo apprendimento della tecnica, oppure se
si ha la sensazione che “qualcosa non torna”.
■ Non si riprende a respirare normalmente come prima di misurare la PC.
■ Si misura la PC poco dopo aver svolto attività fisica.
2.6 Cosa non è la la PC
Le persone che iniziano a praticare il metodo Buteyko in maniera
frettolosa, spesso scambiano la PC per un esercizio, “oggi sono riuscito
a fare arrivare la PC a… secondi”; mentre abbiamo visto che la
PC non è un esercizio ma un semplice indicatore diagnostico, una
misura di valutazione molto precisa. Come tale, non si dovrebbe considerare
la PC come uno “stare in apnea”; la parola ed il concetto implicano
uno sforzo, e già il termine “riuscire” indica che si è intervenuti
energicamente con la forza di volontà per resistere alla sensazione
di dover inspirare. Come sopra evidenziato, se non si è in
grado di riprendere a respirare normalmente alla fine della PC (e
cioè esattamente nello stesso modo in cui si respirava prima di iniziare
la misurazione), ciò significa che ci si è sforzati, ed il valore
misurato non corrisponde al valore reale della PC. In questo contesto,
uno sforzo è rappresentato dalla spiccata sensazione di mancanza
d’aria, e/o da un’inspirazione accelerata e profonda nell’istante in
cui ci si toglie la mano dal naso.
“Si può misurare la PC senza tapparsi il naso?” Si tratta di una domanda che mi viene posta regolarmente. Il doversi
tappare il naso può conferire sensazioni di panico in persone af-
fette da sintomatologie d’ansia oppure predisposte alle medesime.
L’essenziale nella misurazione della PC è che non entri la minima
quantità d’aria attraverso il naso (e, naturalmente, nemmeno attraverso
la bocca), poiché ciò non permetterebbe la misurazione della vera
PC. In linea generale, si consiglia di tapparsi il naso, ma è anche possibile
misurare la PC senza farlo; basta prestare attenzione a non fare
entrare aria dal naso mentre la si misura.
2.7 Significato della durata della PC
Dopo aver effettuato la misurazione della vostra PC, cercando di attenervi
alle modalità sopra chiarite, sarete ovviamente curiosi di sapere
cosa indichi la durata di questa vostra PC. Ebbene, a quanto constatato
dal prof. K.P. Buteyko a seguito di innumerevoli osservazioni su pazienti
e persone sane, in chi è completamente sano ed in ottima forma, la durata
della PC è in genere sui 60 secondi. Un momento, non sobbalzate e
non spaventatevi! Devo infatti aggiungere che lo stesso Buteyko ha ammesso
a) Correlazione tra la durata della PC, la frequenza degli atti respiratori
al minuto e la pausa “automatica”
La correlazione tra la durata della PC e la frequenza degli atti respiratori
per minuto è diretta: è un dato di fatto che un aumento della
durata della PC corrisponde ad una riduzione proporzionale della frequenza
degli atti respiratori al minuto (una inspirazione, seguita dall’espirazione,
conta come un solo atto respiratorio).
In linea generale, una PC dai 5 ai 10 secondi corrisponde ad una frequenza
respiratoria di 20-50 atti respiratori al minuto, mentre il soggetto
con la PC “da sogno” di 60 secondi respirerà solo dalle 3 alle 5
volte al minuto, inserendo automaticamente una pausa consistente tra
l’inalazione e l’esalazione, pausa durante la quale non si respira; questa
pausa “automatica” può durare dai 10 ai 20 secondi in una persona
con questa frequenza di atti respiratori!
Si inizia ad avere una pausa automatica, anche breve, tra un respiro
e l’altro quando la PC mattutina è pari o superiore ai 15 secondi; in
questo caso la durata di questa pausa è di circa 1-2 secondi.
Man mano che si progredisce con il metodo, questa pausa automatica
diventa, per l’appunto, “automaticamente” più lunga.
b) Valori di riferimento importanti della PC
PC di 60 secondi : corrisponde come abbiamo visto, ad un livello di
6,5% di anidride carbonica nell’organismo, ovvero ad uno stato di perfetta
omeostasi ed assenza di qualsiasi stato patologico o malattia, come
documentato dal professor Buteyko. La ventilazione nelle rare persone
che hanno questa PC è di 4l/min per un adulto di 70 kg.
PC di 40 secondi: non corrisponde completamente al valore ottimale
di 60 secondi, ma dai 40 secondi in poi è comunque difficile essere
affetti da malattie serie; è inoltre difficile che vi siano concentrazioni
di virus o batteri nell’organismo. Si respirano circa 6l/min, considerati
attualmente normali, mentre nei testi di fisiologia di un
secolo fa la “norma” era quella di 4l/min indicata da Buteyko (è importante
considerare che i valori “normali” sono ricavati dalla media
delle varie misurazioni effettuate e sono sempre più rare le persone
che al giorno d’oggi, per i motivi che ho esposto, hanno una respirazione
ottimale).
PC di 30 secondi: si respira una quantità d’aria di 8 l/min uguale quindi
al doppio di quanto sarebbe normale. Tuttavia, nella mia esperienza di
insegnamento del metodo, è rarissimo che nell’individuo si manifesti in
un attacco di panico se la PC è pari o superiore ai 25 secondi.
PC di 20 secondi: si respira il triplo della norma (12 l/min). Tuttavia,
se la PC prima di coricarsi è superiore ai 20 secondi, è improbabile
che nell’asmatico si manifesti un attacco d’asma durante la notte. Si
sconsiglia di fare gli esercizi durante il movimento fisico se la PC è inferiore
ai 20 secondi e si sconsiglia la Pausa Massima (PM - vedremo
poi di che si tratta) se la PC è inferiore a 15 secondi.
PC di 10 secondi: la respirazione è pari a 6 volte la norma (circa 24
l/min)
Il sistema digestivo ed endocrino. Obesità
Quando la CO2 è sciolta nell’acqua (e i nostri corpi sono formati in gran
parte da questa sostanza) viene trasformata in acido carbonico. Questo a
sua volta si divide in ioni di bicarbonato e di idrogeno e ciò comporta conseguenze
sull’equilibrio acido-base dell’organismo (equilibrio pH).
Tutte le parti del corpo hanno un equilibrio pH che deve essere
mantenuto entro limiti molto stretti; quello del sangue è leggermente
alcalino e anche un piccolo spostamento in questo equilibrio può avere
gravi conseguenze.
Il livello pH equilibrato nel sangue è mantenuto tramite la respirazione
ed in particolare tramite i livelli di CO2. È necessario ristabilire,
tramite una normale respirazione, un equilibrio ottimale tra O2 e
CO2, per poter guarire disturbi come ulcere, acidosi, alcalosi, costipazione,
digestione difficile ecc.
Anche qui, i testi e consigli di medicina naturale e popolare, nel mettere
in luce i pericoli dell’acidosi, effettivamente spesso prodotta dall’alimentazione
moderna, hanno contribuito a mettere in cattiva luce la
CO2, che tramite l’acido carbonico acidifica l’organismo. Paradossalmente
tuttavia, come accade per l’ossigenazione dei tessuti che dipende
da una quantità sufficiente di CO2, un effetto analogo si verifica
per l’acidosi. Quando infatti vi è troppo poca CO2 nei polmoni, si
verifica innanzitutto una condizione di alcalosi respiratoria (che può
provocare crampi, tetanìa ecc.), che se proseguisse indisturbata potrebbe portare anche al decesso. L’organismo si libera quindi rapidamente,
per contrastare quest’alcalosi, di varie riserve-tampone di sostanze
alcaline (bicarbonato ed altre) emettendole soprattutto per via renale
e a lungo andare, se questi episodi si ripetono spesso o, pur leggeri,
diventano costanti, le riserve-tampone alcaline si esauriscono e
nell’organismo si verifica una situazione costante di acidosi metabolica,
nonostante il basso livello CO2. Il giusto livello di CO2 è quindi
essenziale anche per evitare l’acidosi (quando questa è già presente
in forma pronunciata è bene tuttavia, come vedremo in seguito, fare
eventualmente gli esercizi Buteyko solo sotto controllo medico e dopo
aver eliminato l’acidosi con i preparati prescritti dal medico).
Anche le secrezioni di ormoni e, quindi, tutto il sistema endocrino,
sono influenzate dall’iperventilazione. Il dott. Buteyko ha accertato
che la normalizzazione del respiro contribuisce al trattamento dei disturbi
della menopausa e ginecologici, come pure di quelli della tiroide.
Come osservava all’inizio del 1900 il prof. Y. Henderson, dell’Università
di Yale: «La CO2 è l’ormone principale di tutto il corpo; è l’unico ad essere prodotto
in ogni tessuto e che probabilmente agisce su tutti gli organi».
Il corretto livello di CO2 fa funzionare meglio il pancreas, il cibo è
assorbito meglio e l’appetito diminuisce. Diviene più facile ristabilire
il peso ideale anche perché si attenuano lo stress e l’irritabilità che portano,
per reazione, a mangiare qualcosa tanto per “calmare i nervi”.
Inoltre, l’iperventilazione rende anormale la regolazione del tasso di
zucchero nel sangue, a causa di cambiamenti provocati nella concentrazione
e regolazione di determinati ormoni, come insulina e cortisolo.
L’iperventilazione impedisce agli organi più importanti per l’eliminazione,
il fegato e i reni, scarsamente ossigenati, di funzionare correttamente
e di liberare il sangue dalle sostanze tossiche.
Il metodo Buteyko per la normalizzazione della respirazione, migliorando
l’ossigenazione e quindi il buon funzionamento di fegato e reni, ha
quindi anche un forte effetto disintossicante. L’eliminazione dei veleni
può essere così rapida che in alcuni casi può provocare in un primo tempo
dei disturbi, poiché le tossine da eliminare si riversano nel sangue in
grandi quantità. Di questo parlerò maggiormente nella parte pratica.Gli effetti benefici del programma sono stati provati anche sulle vittime
del disastro nucleare di Chernobyl, e nell’Istituto sovietico per la
medicina cosmica il sistema Buteyko è stato insegnato anche agli
astronauti, affinché mantenessero condizioni di salute ottimali.
4.4 Il sistema immunitario
Il sistema immunitario non funziona in modo ottimale quando non
si respira correttamente e, quindi, diviene più difficile per il corpo
combattere le infezioni e in genere le malattie e le allergie.
La mancanza di CO2 provoca tra l’altro un’insufficiente produzione di
cortisolo, necessario per un buon funzionamento del sistema immunitario.
Problemi come quelli dell’AIDS, della sindrome di stanchezza cronica
e le malattie autoimmunitarie hanno negli ultimi anni focalizzato l’attenzione
sul funzionamento del sistema immunitario. Molti problemi
che derivano da un cattivo funzionamento di questo sistema possono essere
molto migliorati se si ristabilisce una respirazione corretta
4.5 Disturbi suscettibili di miglioramento e guarigione
con il metodo Buteyko
Da quanto detto nelle pagine precedenti si deduce che normalizzare
la respirazione, oltre a costituire una delle più efficaci misure preventive
e di ringiovanimento, può essere utile – nei casi più gravi insieme
ad altri trattamenti e comunque sempre sotto controllo medico
– in una lunga serie di malattie, tra le quali figurano in particolare
molte delle patologie croniche-degenerative contro le quali la medicina
moderna non ha ancora trovato rimedi veramente efficaci. Tra queste
vi sono, in ordine alfabetico:
affanno - agorafobia - allergie - anemia - angina - anoressia - apatia - artrite
reumatoide e artrosi - asma - bronchite - bulimia - costipazione - depressione
- diabete - disturbi della digestione - eccesso di peso e magrezza
eccessiva - eczema - emicrania - frigidità - impotenza - infertilità - in-fluenza - insonnia - irritabilità - malattie renali - morbo di Parkinson - panico
e ansietà - perdita di memoria e di concentrazione - problemi circolatori
- problemi dermatologici - problemi ginecologici - problemi di
pressione - problemi della tiroide - problemi di udito e della vista - raffreddori
- rinite - sindrome premestruale - sindrome di stanchezza cronica
- sinusite - tinnito - tremori - ulcere - vene varicose - vertigini.
Elenco anche, per completezza, alcune delle malattie che secondo il
dott. Buteyko non hanno nulla a che fare con l’iperventilazione e in cui
non è, quindi, in genere possibile conseguire miglioramenti normalizzando
la respirazione: autismo - depressione maniacale - dolori di
schiena per cause meccaniche - incidenti e traumi - morbo di Alzheimer
- psicosi - psoriasi - schizofrenia - tonsillite.
4.6 Sintomi comuni provocati dall’iperventilazione
Ecco ora alcuni dei sintomi più comuni causati dall’iperventilazione:
estremità fredde, tremori, crampi muscolari e tremolio involontario
della palpebra, intolleranza verso gli sbalzi di temperatura e i cambiamenti
di luminosità, raffreddori e mal di gola frequenti, nervosismo
ed irritabilità, battito del cuore piuttosto veloce, stanchezza, singhiozzo
e sospiri frequenti, vertigini e sensazioni di debolezza.
Si tratta di sintomi abbastanza comuni e diffusi (lo è peraltro anche
l’iperventilazione!).
Le persone che iperventilano in modo spiccato hanno in genere un
modo di respirare ben visibile (pronunciati movimenti del torace ed
addome) e udibile. La bocca è quasi sempre aperta; respirano da 15 a
20 volte al minuto e non vi è praticamente nemmeno una brevissima
pausa tra l’espirazione e la successiva inalazione.
È tuttavia possibile accertare in modo sicuro e più affidabile se in
genere si “respiri troppo” con il test diagnostico della “pausa-controllo”,
descritto nella parte pratica.
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